Se mai caduto nella trappola delle profezie che si auto avverano? In altre parole, ti sei mai trovato in quella situazione in cui, intraprendendo un nuovo piano o una nuova avventura, hai provato una sensazione istintiva che ti dice che arrivare al successo sarà molto impegnativo? O che molto probabilmente alla fine lascerai perdere? O che forse ci riuscirai, ma probabilmente pagando il prezzo di una gran fatica e poco divertimento?

Tutto questo accade piuttosto frequentemente a molti di noi, ed è senza alcun dubbio un paradosso. Vuoi riuscire in qualcosa, inizi a pianificare il tutto e agisci seguendo il tuo programma. Ti capita spesso di pensare “ce la farò, ce la sto mettendo tutta” e, tuttavia, continuano a rimanere vive quelle sensazioni di pancia del tipo: “e se non funziona cosa faccio?“, “facciamo un tentativo e vediamo come va” e “godiamocela finché dura…“.

Non puoi proprio avere idea di quante volte in passato io stessa abbia usato questa ultima frase e in particolar modo queste due parole: “finché dura“. Con l’esperienza e la chiarezza di adesso riconosco la crudele ironia di quei momenti. Infatti, indipendentemente da quello che potessi pensare ad un livello, diciamo, superficiale e consapevole, ad un livello ben più profondo, e di cui non ero pienamente conscia, tutto era già stato perfettamente orchestrato per il mio fallimento. A un livello subconscio avevo già preso la mia decisione: “non funzionerà, punto“.

E’ normale inciampare in meccanismi psicologici come questo. Se non conosciamo come funziona la nostra mente e come possiamo riprogrammare le nostre convinzioni interiori, molto probabilmente ci faremo un “auto-sgambetto” e porteremo avanti le nostre vite in modalità pilota automatico, senza averne il benché minimo controllo.

Ma perché questo accade così frequentemente e a così tante persone?

Succede perché ogni volta che sperimentiamo un fallimento o che qualcosa non accade come ci saremmo aspettati, il vissuto collegato a queste spiacevoli circostanze fa scattare delle reazioni emotive che rinforzano, nel nostro cervello, i circuiti neurali associati al fallimento e all’insoddisfazione. Questa connessione diventa nel tempo sempre più forte (nonché molto attiva) e ci impedisce di pensare in modo differente. Non tanto perché non lo vorremmo, quanto perché per il cervello è più facile attivare il suo potenziale elettrico in quest’area, piuttosto che farlo in una zona differente: l’energia fluisce laddove trova minor resistenza. In questo modo, e del tutto inconsapevolmente, auto-sabotiamo i nostri sforzi, danneggiando il circuito neurale collegato al concetto di “successo” invece che farlo lavorare per noi.

Qualcosa di molto simile accade con le diete: molti danneggiano il loro metabolismo invece che farlo lavorare a loro vantaggio. A tale proposito, sapevi che circa i due terzi di chi inizia a seguire una dieta finisce meno sano di quando l’ha iniziata? E, peggio ancora, più grasso perché quando si perde peso si perde muscolo e grasso, ma quando si riacquista il peso peduto si riacquista solo il grasso e, dato che il muscolo brucia più calorie rispetto al grasso, il metabolismo di queste persone è ora più lento di quando hanno iniziato la dieta.

Anche in questo caso è tutto molto logico, ma a meno che non siamo consapevoli di questi semplici meccanismi, le probabilità che possiamo utilizzarli nell’indirizzare i nostri sforzi sono abbastanza ridotte.

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Con affetto, Roberta

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