La capacità di rispondere positivamente allo stress è un’arte fondamentale per fronteggiare in modo costruttivo non solo le interazioni con il nostro ambiente circostante ma anche lo stress, le pressioni e le conseguenti emozioni discordanti che spesso ne derivano.

In genere infatti, quando ci capita di introdurre qualche cambiamento nella nostra vita abbiamo bisogno di un po’ tempo per abituarci ed adattarci alle nostre nuove abitudini. In questa fase, è piuttosto facile sperimentare sensazioni di reazione allo stress quali ansia e disorientamento. C’è una parte primitiva della nostra mente, infatti, che è ancorata al bisogno ancestrale di garantire la nostra sopravvivenza e protezione. Questa parte del nostro cervello reagisce con riluttanza ai cambiamenti che sono percepiti come un’incognita e quindi un pericolo rispetto allo status quo, noto e sicuro. Da qui spesso nasce quel sentimento che conosciamo come il sentirsi combattuti, indecisi se proseguire verso il nuovo oppure tornare indietro a ciò che è conosciuto e abituale.

Questa reazione può essere innescata o inasprita da innumerevoli fattori: di seguito ti presenterò un breve excursus sui più frequenti.

Pressione sociale e critiche negative

Quando si cerca di cambiare abitudini o di introdurne di nuove nelle nostre vite, può essere difficile riuscire ad ignorare e a non dare peso al modo in cui la famiglia e gli amici si comportano con noi. Può capitare di sentirsi dire frasi del tipo: “Ma stai scherzando? Non hai bisogno di fare niente, lascia perdere queste cose, stai bene così come sei e dove sei” oppure possono anche arrivare commenti più aspri e taglienti.

Inutile dire che in tal modo diventa molto più difficile mantenere l’attenzione sui propri obiettivi e concentrare le proprie energie in questa direzione dal momento che la mente viene sollecitata tanto internamente, per reagire alla novità e cercare di adattarsi, quanto esternamente, per cercare risposte e difese adeguate a fronteggiare la pressione esterna. La nostra energia viene pertanto dispersa e frammentata in molteplici direzioni, anziché restare concentrata su ciò che vogliamo raggiungere.

In queste circostanze è abbastanza facile stressarsi e sperimentare sentimenti di ansia ed incertezza, soprattutto in occasione di eventi sociali come ad esempio aperitivi, pranzi o cene con amici, parenti o conoscenti. Ad esempio, in molti affermano di sentirsi in colpa e di essere indotti a modificare i loro impegni o a mangiare cibi che dovrebbero evitare, solo per sfuggire alla sensazione di essere messi alla prova e giudicati.

Alcuni studi hanno addirittura rivelato che mangiare insieme agli amici porterebbe ad un maggiore consumo di cibo rispetto al mangiare da soli o con sconosciuti, un po’ come se gli amici si concedessero vicendevolmente una specie di “permesso” ad eccedere.

Attenzione, capiscimi bene, non sto affatto dicendo che dovremmo evitare i nostri amici, la nostra famiglia o le varie situazioni sociali, ma che invece dovremmo trovare un modo diverso e costruttivo per rimanere saldamente entro i binari delle nostre migliori intenzioni, pur di fronte a qualsiasi critica, pressione o tentazione che arrivi dall’esterno.

Suggerimento: Non permettere alle opinioni altrui di avere un impatto sulla tua determinazione e sul tuo impegno a raggiungere ciò che desideri. Non preoccuparti troppo di quello che gli altri pensano di te. Non dargli retta, lascia correre: è la TUA scelta che conta.

Imparare a gestire le emozioni

E’ risaputo che le emozioni influenzano i nostri comportamenti più di qualsiasi altra cosa. Il detto “l’80% è mentalità, il 20% è comportamento” significa proprio che è il nostro stato mentale a determinare se avremo successo o no nel raggiungere quello che desideriamo. Pertanto, quando la mente scivola in quella zona negativa dove i pensieri ci conducono nella terra del “non posso”, molto probabilmente finiremo per agire comportamenti che rendono evidente quello che la nostra principale struttura di pensiero (negativa in questo caso) ci suggerisce. A prescindere dal fatto che sia quello che realmente vogliamo, o meno, e a prescindere anche dal fatto che si tratti di qualcosa che ci dia potere e che ci aiuti.

In aggiunta alle sue implicazioni sociali, il cibo ha da sempre anche un profondo significato emotivo. Fin da quando siamo venuti al mondo abbiamo sviluppato un tipo di approccio al cibo che va ben oltre le mere necessità nutrizionali e, anzi, può essere più facilmente assimilato ad un bisogno di “riempimento-gratificazione-distrazione”, cosicché, quando qualcosa va storto, ci fa arrabbiare o provare noia o perfino quando siamo incredibilmente felici, usiamo il cibo come una specie di “coperta di Linus” in cui lasciare che le nostre emozioni trovino rifugio e conforto e poterci così calmare, sentirci più appagati, distrarci un po’ e concederci gratificazioni e/o ricompense.

Inoltre, dobbiamo anche tenere in considerazione che le emozioni non risolte o gestite (e l’ansia che spesso ne consegue) possono influenzare davvero tanto la qualità del sonno, contribuendo indirettamente ad aumentare il livello di cortisolo nel sangue, che a sua volta rallenta la capacità del corpo di eseguire efficacemente alcune delle sue reazioni chimiche interne. E così ne può conseguire che il livello di colesterolo aumenti, possiamo sperimentare dolori addominali, gonfiore e senso di pesantezza e il corpo è indotto ad immagazzinare grasso, indipendentemente dal fatto che stiamo mangiando in modo appropriato e/o facendo regolare esercizio fisico. Te lo giuro, per molti anni sono stata la prova vivente di tutto questo!

Suggerimento: Per rispondere positivamente allo stress e alle tue emozioni puoi sperimentare alcune tecniche e strategie di rilassamento come la respirazione diaframmatica, la meditazione, lo yoga e anche tecniche di auto-ipnosi, per decidere poi quali di queste sia quella che fa al caso tuo. Se sei interessato ad approfondire ulteriormente questo argomento ti anticipo che verrà trattato diffusamente nel Modulo 3 del Programma NEAT dedicato alla Meditazione e Mindfulness (REM).

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Con affetto, Roberta

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